Nel marzo 2020 la Commissione Europea ha adottato una precisa strategia quinquennale per la parità di genere nell’UE. Obiettivi politici e iniziative volte a compiere significativi passi entro il 2025. Uno su tutti, il raggiungimento di un equilibrio di genere minimo 40-60 nei processi decisionali e politici.
La nota statistica dell’EIGE (European Institute for Gender Equality) fornisce una prospettiva sugli squilibri di genere nei ruoli di leadership che rischiano di reiterare politiche che trascurano sistematicamente le questioni che più colpiscono le donne.
Quest’anno l’Istituto ha lanciato la campagna #3StepsForward: una serie di iniziative volte a sensibilizzare una drastica riduzione del divario di genere nell’ambito della leadership climatica
La promozione della parità tra donne e uomini assume ancor più importanza nel contesto del Green Deal europeo, che con l’ambizioso obiettivo di un’Europa neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050, pone come fattore essenziale una società equa in cui nessuno sia lasciato indietro.
Transizione verde ed uguaglianza quindi, eppure a monte, nei ruoli chiave del processo decisionale, la sottorappresentanza delle donne rimane lampante.
In Unione Europea le donne rappresentano il 32% dei ministri senior (con un posto nel Consiglio dei Ministri). Nelle 8 aree di riferimento del Green Deal, solo al clima e all’energia costituiscono una quota accettabile di rappresentanza (grafico 1).
Nei dati per singolo Stato membro (grafico 2), in 17 casi le donne sono sottorappresentate. In Finlandia e Slovenia si registrano le maggiori differenze, con un rapporto 29%-58% per la prima e 14%-39% per la seconda. Spiccano in positivo invece, Spagna, Lettonia e Polonia con oltre 10 punti di differenza.
Al Parlamento Europeo le commissioni con responsabilità nelle aree del Green Deal sono mediamente più equilibrate, con una percentuale di donne poco superiore al 40% (grafico 3). Ciò nonostante, fatta eccezione per la Commissione Trasporti e Turismo, e la Commissione Affari Economici e Monetari, tutte le commissioni legate al Green Deal sono presiedute da uomini.
Nei gabinetti dei commissari e nelle direzioni generali, l’agricoltura rimane l’area meno rappresentata, con un terzo o meno delle posizioni chiave. Mentre all’ambiente e oceani e ricerca e innovazione 5 membri su 7 sono donne (grafico 4).
Per quanto riguarda le posizioni di vertice, i capi di gabinetto rimangano ancora in maggioranza uomini, 9 contro 2. Valori positivi invece tra i commissari, 4 donne su 9 e dei direttori generali, 5 donne su 10.
Nell’ultimo grafico si illustrano le percentuali di donne del Parlamento Europeo, della Commissione Europea e del personale amministrativo, che periodicamente presiedono ad incontri con gruppi d’interesse e individui che contribuiscono alle decisioni e alla formulazione delle politiche legate all’ambiente e al Green Deal europeo.
Durante i 44.300 incontri del periodo 2019-2023, le donne hanno costituito il 30% dei deputati del Parlamento nelle riunioni legate al Green Deal, rispetto al 46% di tutte le riunioni. Tendenza simile per le donne della Commissione Europea, con rapporto 38%-44%. Al contrario, tra il personale amministrativo, le donne hanno rappresentato il 43% nei meeting legati al Green Deal, rispetto al 28% delle riunioni complessive.
Nelle discussioni internazionali degli ultimi anni, come COP, la rappresentanza delle donne dell’UE è stata generalmente equilibrata: 45% dei delegati degli Stati membri UE e 39% dei delegati dell’UE.