BRATISLAVA – La Slovacchia del neo eletto Robert Fico vira a est. Si discosta dalla posizione del suo predecessore e traccia una linea di confine con gli altri esecutivi UE. Già prima di partire per il vertice Ue, il Primo Ministro aveva dichiarato che non avrebbe sostenuto ulteriori aiuti militari all’Ucraina. “La posizione del mio governo è che la cessazione immediata delle operazioni militari è la migliore soluzione che abbiamo per l’Ucraina. L’Unione Europea dovrebbe trasformarsi da fornitore di armi a costruttore di pace. Sosterrò l’assenza di aiuti militari all’Ucraina” ha affermato a margine della riunione della Commissione parlamentare per gli affari europei.
Il ritorno di Fico sulla scena europea è stato un regalo di Natale anticipato per Viktor Orbán. Il leader ungherese, dopo aver perso la Polonia come alleata nella lotta populista ed euroscettica, ha ritrovato un vecchio amico nel contesto della cooperazione Visegrád. Una spalla con cui poter creare un tandem più costruttivo all’interno del Consiglio europeo, dove Orbán sta gradualmente isolando l’Ungheria.
Robert Fico torna ai vertici europei dopo più di 5 anni. Nel marzo del 2018 fu costretto a rassegnare le dimissioni per una forte protesta popolare nei confronti del suo governo, causata dall’omicidio del giornalista Ján Kuciak e della fidanzata Martina Kušnírová il 22 febbraio. Il giovane cronista del periodico Aktuality si stava occupando di una serie di casi di truffe e corruzioni sui fondi strutturali dell’Unione Europea (quelli dedicati alla crescita economica dei paesi più deboli). Kuciak aveva scoperto i legami tra alcuni membri del governo e la criminalità organizzata calabrese trapiantata a Bratislava.
Bruxelles ha atteso con ansia l’arrivo del neo eletto slovacco. Soprattutto per una ragione. Dalla maggior parte dei 27 è percepito come un politico pro-Putin che, insieme ad Orbán, cercherà di indebolire il consenso per l’unità dell’Ue. Ci si chiede cosa farà ora, se le sue uscite durante la campagna elettorale siano state solo una tattica per far propri i voti dell’estrema sinistra e dell’estrema destra o se farà la voce grossa per impedire nuovi aiuti militari all’Ucraina e nuove sanzioni alla Russia.
Secondo alcuni funzionari UE, informati su i negoziati a Bruxelles, il Primo Ministro slovacco nel suo intervento ha messo in guardia dalla corruzione dilagante in Ucraina, spiegando che in patria sarebbe davvero complicato giustificare l’erogazione di nuovi aiuti.
Prima di partire per il Consiglio Europeo, Fico aveva ribadito anche la sua posizione secondo cui, l’attuale conflitto in Ucraina sia opera degli attacchi fascisti contro la popolazione civile di nazionalità russa.
Ma in Slovacchia non sembrano pensarla tutti come lui. Il vicepresidente del Parlamento Michal Šimečka, parlando con i media è stato chiaro: “Se il Primo Ministro al vertice dei leader Ue dirà che noi, come Slovacchia, non sosteniamo gli aiuti militari all’Ucraina, allora dovrà presentarsi alla Commissione per gli affari europei per spiegare perché si è discostato dalla nostra posizione vincolante“. Nella nota approvata dalla commissione, la strada sostenuta dalla Slovacchia è il piano di pace del presidente Zelenskyj. Il piano si basa sul ritiro delle truppe russe dalle zone invase e il ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina. “La commissione dà istruzioni vincolanti al Primo Ministro – ha tuonato Šimečka -. Non può pensare di dire qualcosa di diverso o che condurrà la politica estera in modo sovrano“.
Anche se dice di non voler bloccare i negoziati per l’adesione dell’Ucraina all’Unione Europea, per Fico Kiev ancora non è pronta. Ribadisce altresì la contrarietà alla partecipazione alla NATO.
In questi giorni a Bratislava si è tornati a parlare anche della sua nota simpatia per Mosca e di un episodio increscioso risalente al 2009, quando presiedeva il governo. Durante la crisi del gas tra la Russia e l’Ucraina, Fico si recò a Kiev per sbloccare la situazione dall’allora Presidente Tymoshenko, che in risposta lo fece attendere per ore e lo rimproverò per 20 minuti davanti ai giornalisti per essersi schierato con Mosca. “Una situazione del tutto spiacevole, è stato umiliato – ricordano i cronisti -. Il giorno dopo tutto il team è volato al Cremlino che invece li ha accolti con una magnifica cerimonia“.
Secondo il portavoce russo Dmitry Peskov, l’intenzione della Slovacchia di sospendere gli aiuti militari all’Ucraina difficilmente cambierà il conflitto. “La quota della Slovacchia nelle forniture di armi non è stata poi così grande. Questa decisione (di fermare gli aiuti militari) influenzerà a malapena l’intero processo“.
I commentatori slovacchi sostengono però, che l’atteggiamento di Fico danneggerebbe l’industria slovacca degli armamenti. Con la guerra in Ucraina c’è stata una ripresa della domanda per gli obici semoventi Zuzana 2 prodotti dalla Konštrukta Defense. Danimarca, Norvegia e Germania hanno già commissionato la produzione di 16 set di artiglieria. Saranno consegnati tutti entro la fine del 2024 (i primi due sono stati consegnati ad agosto), per un valore totale di 92 milioni di euro.
Per l’Ue la Slovacchia è un nuovo grattacapo che si va ad aggiungere al veto ungherese che tiene in ostaggio i 27 per l’aggiornamento di bilancio. La prova di forza di Viktor Orbán va avanti da quando l’Ue ha aperto una disputa sullo Stato di diritto in Ungheria e ha congelato i fondi di coesione. Nei corridoi di Bruxelles la speranza è di riuscire a sbloccare il tutto entro la fine dell’anno, riducendo la spesa complessiva e garantendo la nuova tranche di aiuti all’Ucraina.