“Questo è un programma che mira a costruire la prima generazione senza tabacco entro il 2032“. Così Aurélien Rousseau, Ministro francese della Salute e della Prevenzione, ha lanciato il nuovo piano per combattere il fumo. Il programma mette al centro il costo del pacchetto di sigarette, con un aumento crescente che nel 2026 porterà il prezzo delle bionde a 13 euro al pacchetto.
Ogni anno più di 200 francesi al giorno muoiono a causa del fumo. Al tabacco è attribuita la morte di un francese su otto, mentre un fumatore su due morirà a causa della sua pratica.
I cittadini d’oltralpe fumano più dei loro vicini. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sono più di un terzo della popolazione di età superiore ai 15 anni. Nei paesi vicini come Monaco, Germania, Italia Svizzera, Belgio e Lussemburgo la media è tra un quinto ed un quarto. Solo in Spagna e ad Andorra la media è tra un quarto e un terzo della popolazione over 15.
Questo sembra smentire la credenza popolare, e in questo caso la politica che sta avviando il governo Macron, secondo cui le tasse sul tabacco hanno un impatto sul suo consumo. Sebbene esistano correlazioni tra l’uso del tabacco e il suo prezzo, il caso francese non ne è la prova. I francesi fumano molto di più dei loro vicini nonostante il prezzo al pacchetto si aggira intorno ai 10 euro. In Germania si scende a 6 euro, mentre in Italia la media si attesta sui 5 euro al pacchetto.
Il programma presentato dal ministro Aurélien Rousseau punterà al rafforzamento della tassazione e ai divieti sul tabacco. Saranno limitati gli spazi pubblici dove poter fumare: spiagge, parchi pubblici, verde che circonda luoghi pubblici come le scuole. Il ministro a sottolineato che “gli spazi liberi dal tabacco sono più di 7.000 in 73 dipartimenti, per lo più grazie alle iniziative locali dei comuni. Con questo programma si vuole invertire la responsabilità del cambiamento“.
Come già annunciato, nel piano entrerà anche il divieto alla vendita di sigarette elettroniche usa e getta, cosiddetti ‘puff’, apprezzati soprattutto dai giovani e definiti da Rousseau “un’aberrazione sia della salute pubblica che dell’ambiente“. La decisione segue i già presenti divieti di Germania, Australia e Nuova Zelanda.
I nodi
Il governo fa sapere che sarà un’occasione per sistematizzare l’individuazione del fumo. I diversi attori dell’indotto del tabacco, in particolare i tabaccai, saranno sostenuti in una transizione della professione. E se ancora non è ben chiaro come avverrà, sul tavolo già iniziano ad arrivare proposte.
Dal 2024 le tabaccherie potrebbero vendere munizioni da caccia. Lo Stato metterà a disposizione certificazioni ridotte per le attività periferiche alla professione di armaiolo. Dopo una formazione di due giorni, i proprietari dei tabacchi potranno ottenere la certificazione di vendita esclusiva di munizioni delle categorie C, per lo più da caccia e D. Non sarà più necessario il diploma statale di armaiolo. Una volta ottenuta servirà solo il via libera del prefetto.
Il margine di guadagno ancora non è noto, ma sicuramente la categoria si è mostrata entusiasta. Da tempo si chiede una diversificazione dei prodotti in vendita e il nuovo piano sul tabacco potrebbe essere il via libera che si stava aspettando. Meno contente le associazioni animaliste che già protestano contro un governo che “sta usando tutti i mezzi per adulare la lobby della caccia e delle armi“.
Intanto da quando il costo di un pacchetto di sigarette ha superato la soglia simbolica di 10 euro nel marzo 2020, il traffico illegale è letteralmente esploso. Ovunque spuntano come funghi ambulanti tra i 15 e i 25 anni, spesso privi di documenti, che per soli 5 euro vendono un pacchetto da 20 sigarette delle marche più note.
Nel 2022 sono state sequestrate più di 600 tonnellate di sigarette illegali, con un incremento del 61% rispetto al 2021 e del 125% rispetto al 2020. Per molti con la nuova legislazione l'illegalità avrà davanti a sé un futuro ancor più roseo.
I sequestri record degli ultimi tempi mostrano il dinamismo del mercato illecito di tabacco che dall’Est Europa percorre migliaia di chilometri. Solo poche settimane fa sono stati sequestrati due carichi di sigarette di contrabbando a Loan e Calais per un totale di 13 tonnellate. Merce illegale che sul mercato avrebbe fruttato quasi 7 milioni di euro.
Più entrate per lo Stato?
Nonostante le entrate derivanti dalle tasse sul tabacco e sull’alcool, e nonostante i risparmi pensionistici, il costo delle cure per le dipendenze supera l’importo dei profitti fiscali. Così un recente studio dell’Osservatorio francese delle droghe e delle tendenze alla dipendenza, sentenzia sul luogo comune che tabacco e alcool fanno male, ma il loro consumo porta allo Stato più guadagni di quanto gli costa.
Secondo la ricerca, che prende come riferimento il 2019, le tasse sul tabacco hanno fruttato 13 miliardi, a fronte di un costo per le cure di 16,5 miliardi di euro (escluse le spese sociali e di prevenzione).
Non solo lo Stato, ma l’intera società ne paga le conseguenze. Bisogna tener conto del valore economico degli anni di vita persi in caso di morte prematura, le perdite di produzione per le imprese e di generale qualità della vita.
Il costo sociale del tabacco nel 2019 ammontava a 156 miliardi di euro, a fronte 73.189 vite perse, il cui valore è stimato convenzionalmente in 115.000 euro
L’osservatorio francese sottolinea anche un ulteriore elemento. Il rapporto meno morti, meno costi sociali è del tutto fallace. Dal 2010 al 2019 le morti legate all’uso del tabacco sono diminuite del 7%, ma non quanto i costi sociali. Questo perché migliorare le cure ai pazienti aumenta la loro sopravvivenza e quindi il costo delle cure.