BRUXELLES – La Commissione Europea ha dato il via libera allo sblocco dei fondi di coesione destinati all’Ungheria per un valore di 10,2 miliardi di euro. La decisione arriva nei giorni in cui Bruxelles accoglie i leader europei per un fondamentale Consiglio di fine anno. In agenda, tra i temi, l’approvazione del bilancio, il rinnovo degli aiuti all’Ucraina, il patto di stabilità e l’avvio dei negoziati di adesione per il Paese guidato da Zelensky.
Per ora tiene banco la decisione di sciogliere le riserve su una parte dei fondi di coesione destinati all’Ungheria che, esattamente un anno fa, nel dicembre 2022, la Commissione europea aveva bloccato “per tutelare il bilancio dell’Unione dalle violazioni dei principi dello Stato di diritto in Ungheria nell’ambito del meccanismo di condizionalità di bilancio“.
Il 15 dicembre 2022, su proposta della Commissione, il Consiglio Europeo blocca fondi di coesione destinati all'Ungheria per un valore totale di 22 miliardi euro. La causa sono le reiterate violazioni dei principi dello Stato di diritto nei settori degli appalti pubblici, delle azioni giudiziarie, della lotta alla corruzione, del conflitto di interessi e dei trust di interesse pubblico.
Poche ore prima che Bruxelles si riempisse dei capi di governo, la Commissione Europea ha comunicato che, dopo un’approfondita valutazione e diversi scambi con il governo ungherese, “si ritiene che l’Ungheria abbia adottato le misure che si era impegnata ad adottare per quanto riguarda l’indipendenza giudiziaria. L’Ungheria può iniziare a richiedere rimborsi fino a circa 10,2 miliardi di euro“.
Le misure volte a rafforzare l’indipendenza della magistratura che Budapest ha comunicato a Bruxelles il 18 luglio 2023 comprenderebbero:
- la riforma della Corte Suprema per limitare l’influenza politica
- eliminare la possibilità che la Corte Suprema riveda questioni che i giudici intendono sottoporre alla Corte di Giustizia Europea
- eliminare la possibilità che la Corte Costituzionale riveda le decisioni finali dei giudici su richiesta delle autorità pubbliche
- aumentare i poteri del Consiglio Giudiziario Nazionale per renderlo indipendente, limitare le influenze indebite e garantire un’amministrazione obiettiva e trasparente dei tribunali
Le polemiche non si sono fatte attendere. Partito Popolare Europeo, Socialisti e Democratici, Verdi e Renew Europe ritengono che la situazione ungherese non è affatto mutata e la linea della Commissione minaccia di creare un pericoloso precedente.
“Siamo contrari allo stanziamento di fondi europei per l’Ungheria. Non abbiamo alcuna garanzia che ci sarà un ritorno alla democrazia sostenibile in Ungheria – ha fatto sapere Stéphane Séjourné, presidente di Renew Europe -. Il futuro dell’Unione europea, dell’Ucraina e della Moldavia non può essere tenuto in ostaggio da un solo uomo. Renew Europe chiede che la procedura dell’Articolo 7 venga finalmente portata avanti.”
L'articolo 7 del Trattato sull'Unione europea prevede la possibilità di sospendere i diritti di adesione all'Unione europea, come il diritto di voto al Consiglio dell'UE, qualora un Paese violi gravemente e persistentemente i principi su cui si fonda l'Unione europea, come definito dall'art.2 (rispetto della dignità umana, la libertà, la democrazia, l'uguaglianza, lo Stato di diritto e il rispetto dei diritti fondamentali, ivi compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze).
Gli fa eco Katalin Cseh, vicepresidente di Renew Europe, che sottolinea come in Ungheria “il disegno di legge sulla protezione della sovranità sta per essere approvato, segnalando una svolta autoritaria inquietante, che mira a soffocare il dissenso, intimidire le voci critiche e minare le basi della democrazia in Ungheria. Con la sua incoerenza, la Commissione minaccerebbe di incoraggiare queste trasgressioni autocratiche“.
Intanto, le prime dichiarazioni di Viktor Orbán al Consiglio Europeo non lasciano troppo margine di contrattazione su uno dei temi centrali: l’avvio dei negoziati di adesione dell’Ucraina.
“Kiev non soddisfa le condizioni per entrare nell’Unione Europea – ha annunciato ai microfoni dei cronisti -. L’allargamento è un processo basato sul merito, giuridicamente dettagliato, che ha delle condizioni. Nella valutazione della Commissione Europea 3 su 7 non sono state raggiunte, per cui non c’è motivo per negoziarlo. I soldi per aiutare l’Ucraina sono già nel bilancio. Se vogliamo aumentarli e su un arco di tempo più lungo, bisogna farlo fuori dal bilancio” ha concluso il presidente ungherese.