STOCCOLMA – “Smettila Elon Musk, stai commettendo lo stesso errore di Ryanair, è solo questione di tempo”. Lo ripetono analisti e lavoratori scandinavi da quando il guru dell’elettrico ha iniziato una guerra contro il sindacato dei metalmeccanici svedese, reo di battersi per un contratto collettivo che definisca orari, retribuzioni e benefit di 130 operai di 7 officine TM Sweden, affiliate Tesla.
Nel 2023 in Svezia sono state immatricolate 289.665 auto. I mezzi ricaricabili occupano il 59,8% (38,7% elettriche, 21,1% ibride plug-in). La quota dei privati è scesa al 33% (nel 2022 era al 56%). Dati: Mobility Sweden
Musk l’ha definito folle, ma folle è lo stallo creatosi dal 27 ottobre 2023, nella regione più aperta alla transizione dal motore a combustione interna a quello elettrico. Lo Stato svedese si piazza al secondo posto in Europa, dopo la Norvegia e davanti a Danimarca e Finlandia.
In Svezia non vengono prodotte Tesla, ma l’indotto comprende concessionarie, officine, elettricisti, addetti al trasporto, alla gestione dei rifiuti e allo scarico delle merci. Da quando l’azienda di Austin, in Texas, ha avviato questo braccio di ferro con il sindacato IF Metall, è stato un susseguirsi di eventi.
Insieme ai 130 operai hanno iniziato a scioperare anche i lavoratori dell’indotto. L’agitazione ha poi oltrepassato i confini. Il sindacato finlandese dei lavoratori del trasporto, AKT, il sindacato danese 3F e la Federazione unita dei sindacati norvegese, Fellesforbundet, dal 20 dicembre hanno bloccato il trasporto di auto Tesla verso la Svezia, in nome di un modello di diritti del lavoratore che va preservato, senza nessuna distinzione.
A peggiorare la situazione sono stati gli operatori di PostNord, il servizio postale che lavora principalmente in Danimarca e Svezia. Da novembre si rifiutano di distribuire le targhe per le nuove auto immatricolate. Lo sciopero dei sindacati Sekos e ST, solidali con gli operai IF Metall, continua tutt’ora.
Il costruttore texano aveva citato in giudizio l’Agenzia dei trasporti svedese per “attacco discriminatorio illegale”, ricevendo dal tribunale distrettuale un momentaneo via libera al ritiro delle targhe. Ma il 22 dicembre la Corte d’Appello ha respinto il ricorso di Tesla, perché il diritto allo sciopero è costituzionalmente tutelato e prevale sugli interessi di un’azienda.
Il precedente Ryanair Nel 2015, dopo un atto di forza durato 3 anni, Ryanair lascia gli aeroporti di Copenaghen e Billund, in Danimarca, perché si rifiuta di applicare un contratto collettivo a piloti e personale di cabina. Nell'agosto 2023 la compagnia irlandese ha annunciato il ritorno in Danimarca dopo un accordo con il sindacato Dansk Metal. Michael O'Leary aveva dichiarato: "I dipendenti Ryanair hanno il diritto di aderire ai sindacati, alla Legione Straniera francese o alle Girl Scout, se lo desiderano. Hanno anche il diritto di negoziare con la loro compagnia aerea senza interferenze da parte di inutili sindacati".
L’effetto degli scioperi ha contagiato anche gli investitori. Norges Bank Investment Management, che gestisce il Fondo sovrano norvegese, il più grande al mondo con 1.500 miliardi di dollari, in una nota ha dichiarato: “Ci aspettiamo che le società in cui investiamo rispettino i diritti umani, compresi quelli del lavoro“. NBIM dispone di una quota dello 0,88% di Tesla, pari a 6,8 miliardi di dollari.
AkademikerPension, che possiede un capitale di 24 miliardi di dollari, ha inserito Tesla nella lista degli investimenti sotto osservazione. Mentre il fondo PensionDanmark, 45 miliardi di patrimonio, è passato subito all’azione vendendo 58 milioni di dollari di titoli Tesla.
Un colpo dopo l’altro, ma per chi ha seguito le vicende Twitter non sarà una novità scoprire che Musk continua per la sua strada, senza colpo ferire. A dicembre è apparso un annuncio sul sito ufficiale dell’azienda, per un Responsabile delle politiche pubbliche e dello sviluppo aziendale nei Paesi nordici. Secondo l’avviso, Tesla è in cerca di “un responsabile a tutto tondo“, il ruolo è quello “di contribuire a garantire che il quadro politico, normativo e fiscale nei paesi nordici (Norvegia, Svezia, Danimarca, Finlandia e Islanda) sostenga la missione Tesla. Si richiede “una comprovata esperienza nell’ottenere modifiche normative nei paesi nordici”.
L’allergia di Elon Musk ai sindacati non è una novità. Negli Stati Uniti ne sanno qualcosa. Tuttavia, la solidarietà manifestata dai sindacati dei paesi scandinavi, può gettare le basi per una rivoluzione dei rapporti di forza tra aziende e lavoratori.