MADRID – “Spazi di dialogo e di scambio per superare il quadro coloniale ancorato all’inerzia etnocentrica e di genere“. Il ministro della cultura spagnolo, Ernest Urtasun, con questa dichiarazione ha presentato al Congresso il nuovo corso per i musei gestiti dallo Stato.
I 17 musei nazionali rivedranno le collezioni e adatteranno la programmazione per superare la “narrazione coloniale” che negli anni avrebbe appesantito la visione del patrimonio, della storia e dell’eredità artistica della Spagna.
“Proteggere la cultura e comprenderne l’importanza nella costruzione di una società equa significa proteggere la democrazia, i diritti e le libertà fondamentali e lo stato sociale” ha detto Urtasun, annunciando che il suo Ministero è determinato ad affrontare i crescenti tentativi di censurare la cultura per fini politici.
“La creazione e produzione culturale attraversa un momento storico di cambiamento in cui la censura e l’ingerenza politica stanno guadagnando terreno nella gestione culturale pubblica. Questa Direzione accompagnerà ogni creatore, autore o collettivo la cui attività sia stata cancellata o censurata dallo spazio pubblico“.
— Ernest Urtasun, Ministro della Cultura
L’accusa, nemmeno troppo velata, è ai diffusi episodi di revisione, controllo e in alcuni casi di ricatto, che le amministrazioni guidate dal PP (Partito Popolare) e da Vox (partito di estrema destra) hanno avviato negli ultimi tempi per fomentare la battaglia culturale. Uno scontro riconoscibile in tutti i paesi dove l’estrema destra sta tornando prepotente con politiche conservatrici e negazioniste.
Le censure
Lo scorso anno si sono intensificati i casi di censura. A Valdemorillo, vicino Madrid, un’opera teatrale ispirata all'”Orlando” di Virginia Woolf, in cui emerge il tema della transessualità, è stata sostituita dal governo locale di estrema destra con un incontro di box . A Huesca, comune della comunità autonoma dell’Aragona, Vox è riuscito a cancellare il festival Periferias dedicato alla cultura gitana. I consiglieri hanno minacciato l’amministrazione popolare di non votare l’approvazione del bilancio. Ancor più noto il caso del film per bambini Lightyear, spin-off del successo Disney, Toy Story. A Bezana, nel cantabrico, la coalizione PP-Vox ha bloccato la programmazione in tutti i cinema perché in una scena due donne si baciano. Pellicola che già aveva fatto “scandalo” in Arabia Saudita, con il conseguente divieto di proiezione. L’elenco continua con gli episodi più recenti contro le pubblicazioni per bambini in lingua catalana e il boicottaggio del premio dedicato a Miguel Hernández, poeta imprescindibile nella letteratura spagnola, morto a 31 anni (1942) in una prigione di Alicante durante il regime franchista.
Levata di scudi dalla destra che restituisce le accuse al mittente. “Ci accusate di censura quando voi, la sinistra sveglia, siete i campioni nella materia. Se qualcuno si discosta dal percorso ideologico che difendete, si viene immediatamente considerati degli emarginati” critica Joaquín Robles, portavoce di Vox nella Commissione Cultura.
Robles rimprovera Urtasun, rinominato “ministro dell’agitazione e della propaganda”, per aver paragonato il passato imperiale della Spagna alle atrocità del Belgio in Congo. Secondo l’esponente di Vox, la Spagna non ha posseduto colonie in America Latina, ma piuttosto vicereami. Per lui si è ancora vittime della Leggenda Nera (Leyenda negra), la propaganda protestante, anti-spagnola e anticattolica, diffusa durante la guerra anglo-spagnola e ispano-olandese. Altra teoria tornata in auge nell’estrema destra spagnola per giustificare gli attacchi alle proprie politiche.
Le proposte
Tra le priorità del Ministero presieduto da Urtasun c’è l’estensione dell’accesso alla cultura e alla creazione culturale. Investimenti nelle aree rurali e nei quartieri svantaggiati. Ma soprattutto garanzia del diritto alla creazione di donne e gruppi LGBT, in linea col precedente mandato dell’esecutivo socialista che molto si era attivato in questo campo.
Urtasun ha spiegato che attualmente la cultura in Spagna assorbe lo 0,7% della spesa pubblica. L’obiettivo è far crescere la percentuale fino all’1%.
Intanto il Museo del Prado sta adottando nuove misure per promuovere l’inclusione sociale, sulla scia della riforma costituzionale in discussione in Parlamento. Si tratta della riforma dell’articolo 49 per rinnovare il contenuto e il linguaggio del testo dedicato ai diritti e alla tutela delle persone con disabilità. Dopo l’approvazione al Congresso (senza i voti di Vox), ora si attende il sì del Senato.
Termini come minorato (disminuido) saranno eliminati dai testi e dagli atti pubblici. Così come sta già facendo il Museo del Prado che ha iniziato a rimuovere parole come “nano“, “handicappato” e “obeso” dalle didascalie delle opere, per utilizzare un linguaggio più inclusivo e meno sessista.