Fino al secolo scorso la presenza delle donne ai vertici delle istituzioni internazionali è stata relegata a sporadiche apparizioni diluite in cinque decenni. Meno del 5% dei leader di importanti organizzazioni multilaterali, come le Nazioni Unite o la FAO, era una donna.
Dal 2000 invece c’è stato un deciso slancio, tale da portare la quota di presenze nel solo lasso di tempo che va dal 2000 al 2010 ad oltre il 30%, complici le campagne di sensibilizzazione e i processi di selezione. I dati sono in continuo aumento. 7 donne sono state elette ai vertici nel 2023, 8 negli ultimi due anni.
Detto questo però, sorge una grande incongruenza. Nonostante l’abbondanza di donne altamente qualificate, quando la politica deve nominare rappresentanti negli organi direttivi delle istituzioni multilaterali, la scelta ricade sempre, o quasi, sugli uomini.
189 Paesi hanno ratificato la convenzione delle Nazioni Unite per l’eliminazione delle discriminazioni contro le donne (CEDAW), ma la maggioranza continua ad escluderle.
Diversamente dai team dirigenziali, dove le posizioni apicali sono assegnate attraverso processi si selezione competitivi, e perché in questo ambito sono state fissate precise scadenze per il raggiungimento della parità di genere.
In quasi 80 anni di multilateralismo solo il 13% dei leader eletti sono donne.
Secondo il rapporto redatto da GWL Voices, l’organizzazione di donne impegnate a costruire un sistema internazionale di parità di genere, che ha mappato 54 organizzazioni, la maggior parte di queste sembra essere bloccata alla prima metà del XX secolo. 21 non hanno mai eletto una donna ai vertici, 15 lo hanno fatto solo una volta.
Organi di governo
Le donne sono sottorappresentate nei consigli di amministrazione di ognuna delle organizzazioni. Qui gli Stati esercitano effettivamente i loro potere nel sistema internazionale e dove quindi, rivelano le loro priorità sul tema della parità di genere.
Sono gli organi di governo che eleggono i leader, approvano i budget e definiscono le strategie. Per la maggior parte del tempo lavorano a porte chiuse, prendendo decisioni per milioni di persone. Qui la presenza femminile è del 30%, con 7 organi (su 24) in cui rappresenta meno del 25%.
Dirigenti senior
Se andiamo ad analizzare le posizioni da dirigente senior, la quota media di donne sale al 42%: la maggioranza delle organizzazioni è tra il 25% e il 50%; in 10 si è sopra il 50% e in 5 sotto il 25%.
Le organizzazioni con le migliori performance operano in settori considerati "più appropriati" per la leadership femminile.
Il caso esemplare delle contraddizioni è rappresentato dalle Nazioni Unite. Nessuna organizzazione è stata più importante nella promozione dei diritti delle donne.
Gli atti delle Nazioni Unite sull'uguaglianza di genere dal 1946: - 1979, Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne (CEDAW); - 1993, Dichiarazione sull'eliminazione della violenza contro le donne; - 2000, Risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza su donne, pace e sicurezza.
Eppure nessuna donna ha mai ricoperto la carica di Segretario Generale delle Nazioni Unite. All’Assemblea Generale, che agisce come organo di governo, le donne rappresentano solo il 27% dei rappresentanti permanenti. E la Presidenza dell’Assemblea Generale, che viene eletta ogni anno dai membri, dal 1946 è stata ricoperta solo da 4 donne, contro un totale di 74 uomini. Saldo negativo anche per le 21 vicepresidenze dove solo il 14% è rappresentato da donne.
L’assemblea delle Nazioni Unite è stata sempre attenta a garantire che la Presidenza dell’Assemblea Generale non fosse monopolizzata da Paesi di una sola parte del mondo. Per questo si è concordata una regola informale, secondo la quale la posizione ruota ogni anno tra più regioni del mondo: Europa occidentale, Europa dell’Est, Africa, America Latina e Caraibi, Asia e altri Stati.
Partendo da questo approccio, l’organizzazione GWL Voices ha avviato una campagna per l’alternanza di genere alla Presidenza dell’Assemblea Generale: a partire dal 2025, ogni 2 anni il presidente dovrà essere donna. Nel settembre del 2023 solo Spagna, Slovenia e Botswana hanno sostenuto l’idea.
Intanto si avvicina il 2026, anno in cui verrà eletto il nuovo Segretario Generale con un mandato di 5 anni e possibilità di rielezione per altri 5.
I’ve been browsing online greater than three hours lately, but I
by no means discovered any interesting article like yours.
It is lovely price sufficient for me. Personally, if all website owners and bloggers made just right content material as you did, the net will be much more
helpful than ever before.