Per secoli i corsi d’acqua europei sono stati frammentati da dighe, sbarramenti, rampe, guadi e canali sotterranei che hanno causato il degrado degli habitat, la perdita di biodiversità e amplificato il potere erosivo dell’acqua.
Ad oggi si stima che ci siano circa 1,2 milioni di barriere.
Strutture costruite per soddisfare i bisogni umani, in particolare l’industria e l’agricoltura, come mulini ad acqua per le fabbriche, l’irrigazione, l’energia idroelettrica o le chiuse di navigazione.
Ultimamente, però, la situazione sta cambiando. Secondo il rapporto di Dam Removal Europe, una coalizione di 7 organizzazioni dedite al ripristino dei fiumi e dei torrenti in Europa, nel 2023 si è raggiunto il record di rimozioni di barriere: oltre 500 con un aumento del 50% rispetto all’anno precedente.
Sul podio dei Paesi più diligenti c’è la Francia con 156 rimozioni, seguita dalla Spagna con 95 e la Svezia con 81.
In totale sono stati ricollegati più di 4.300 chilometri di fiumi.
La maggior parte delle rimozioni avviene nella parte occidentale e settentrionale dell’Europa, dove la densità di barriere è più alta, ma questa “buona pratica” sta guadagnando terreno anche in altre regioni, come nei Balcani, attraverso un progetto finanziato dal programma Open Rivers.
“Il sistema fluviale e tutte le sue funzioni ecologiche sono alterate da queste strutture create dall’uomo. Un fiume che non scorre e che non è collegato ha una bassa biodiversità e sta lentamente morendo”
— Herman Wanningen, fondatore Dam Removal Europe
L’importanza della connettività fluviale è al centro del programma dell’Unione europea per il ripristino della natura, che fissa l’obiettivo di ristabilire almeno il 20% delle zone terrestri e marine dell’UE entro il 2030 e tutti gli ecosistemi entro il 2050.
Gli Stati membri dovranno ripristinare almeno 25.000 km di fiumi, trasformandoli in fiumi a scorrimento libero.
Le barriere sono artefici della modificazione dei livelli di acqua e influiscono in buona parte sulla ricarica della falda acquifera.
La maggior parte delle barriere rimosse sono sbarramenti (piccoli barriere), dal momento che queste strutture hanno un’alta probabilità di essere vecchie e/o obsolete, e possono essere eliminate in modo economicamente vantaggioso.
Il 78% era più basso di 2 metri, il 20% era tra i 2 e i 5 metri e il 2% era più alto di 5 metri.
Il rapporto di Dam Removal Europe non include le barriere obsolete che sono cadute in degrado e sono crollate naturalmente o le barriere che hanno subito cedimenti strutturali a causa delle precipitazioni estreme. Questi incidenti si sono verificati in tutto il mondo causando ingenti danni materiali e ambientali, e la morte di persone innocenti.
Si stima che quasi 150.000 barriere nei corsi d’acqua europei siano obsolete e potenzialmente pericolose. Dal 2000 sono stati 113 i decessi legati alle barriere fluviali.
Nel 2023, in Europa si sono verificati almeno 3 eventi importanti: Norvegia, Slovenia e Irlanda del Nord hanno assistito a frane e inondazioni che hanno costretto all’evacuazione di intere comunità.
In Europa, gli stock ittici migratori sono crollati di oltre il 90% a partire dagli anni ’70. Ma da quando è stato implementato l’abbattimento delle barriere, pesci come il salmone e l’anguilla stanno tornando velocemente, incredibilmente velocemente, a colonizzare i fiumi.
È successo in Francia nel fiume Selune, dopo la rimozione delle barriere tra il 2020 e il 2022, e si è ripetuto in Finlandia nel fiume Hitolanjoki, con la restituzione di oltre 54 chilometri di corso d’acqua.
Link utili per approfondire il tema:
Legge sul ripristino della natura